Manifesto per una critica (im)popolare

Abbiamo smesso di applaudire.
Non per snobismo, ma per stanchezza.

Stanchezza di doverci alzare in piedi a ogni “capolavoro annunciato”, di commuoverci a comando, di celebrare trame scritte con lo stampino e recitate con lo sguardo fisso a una statuetta placcata d’oro. Stanchezza di leggere ovunque le stesse parole: “potente”, “commovente”, “imperdibile”, “una nuova pietra miliare”.

Abbiamo smesso di applaudire perché l’applauso è diventato un automatismo e perché ci viene lo stesso dubbio che aveva Brecht: se applaudono troppo, forse si sono semplicemente addormentati.

E se tutto viene eretto a capolavoro, niente lo è più.

92minutidiapplausi nasce come gesto di resistenza culturale.
Non siamo qui per alzare cartellini colorati né per incensare il mercato dell’intrattenimento con la scusa dell’analisi.
Siamo qui per leggere, pensare, stroncare.
Siamo qui per ridare alla critica la sua antica funzione: non quella di vendere, ma quella di sezionare e analizzare.

Crediamo che si possa parlare di una serie Netflix citando Aristotele, e di un film Marvel evocando Leopardi.
Crediamo che la cultura pop vada trattata con lo stesso rigore con cui si tratta la tragedia greca: perché è lì che si annidano i miti di oggi, e spesso anche i loro peggiori inganni.

Crediamo che si possa dire “non mi è piaciuto” senza dover chiedere scusa.
E soprattutto, crediamo che ci sia un piacere superiore a quello dell’entusiasmo collettivo: quello della dissonanza ragionata.

Per questo abbiamo inventato il nostro sistema di voto:
i minuti di applausi.
Più il numero è alto, più il sospetto che l’opera sia compiaciuta, vuota, o furba si fa concreto.
Più il numero è basso, più ci troviamo davanti a un oggetto narrativo autentico, essenziale, o almeno onesto.
92 minuti di applausi non è un premio: è un monito.

Non vogliamo convincervi. Vogliamo turbarvi.
Non vogliamo proporre verità. Vogliamo scardinare certezze.

E se a volte esageriamo, se la nostra penna è troppo affilata, ricordatevi che lo facciamo per amore.
Perché solo chi ama il cinema, la serialità, le storie, pretende da esse il meglio — e si arrabbia quando riceve solo un abbraccio caldo impacchettato da un algoritmo super inclusivo perfettamente calibrato per chi guarda la TV in maniera distratta.

Noi siamo quelli che si alzano prima della fine dei titoli di coda.
Quelli che, invece di applaudire, pensano: “altre due ore di vita persa.”

Ecco, questo è 92minutidiapplausi.
Un luogo dove l’intelligenza dello spettatore conta più della reputazione dell’autore. Un luogo dove se un film fa schifo, forse non è che lo spettatore non l’ha capito, forse faceva schifo. Davvero.

Un luogo in cui l’applauso torna a valere qualcosa.
Perché, per essere davvero meritato, deve essere raro.

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