(Rubrica di nichilismo domestico e abissi in streaming)
Immaginate Friedrich Nietzsche, baffi irti e sguardo incendiario, sprofondato su un divano ikea, il telecomando in una mano e un bicchiere di assenzio nell’altra. Fuori il mondo crolla, dentro la home di Netflix scorrono titoli come sirene del capitalismo cognitivo. E lui li guarda. E giudica.
Questa rubrica non è critica televisiva. È genealogia dello streaming, autopsia delle serie più disperate, in cui il Superuomo si scontra con l’algoritmo. Ogni episodio è un viaggio nell’eterno ritorno dei cliché, una discesa agli inferi tra binge-watching e disperazione culturale. Qui Nietzsche scruta il catalogo e, di fronte all’ennesimo “drama young-adult dalle tinte dark”, non solo fissa l’abisso… ma scopre che l’abisso ha appena caricato una nuova stagione.
Perché qui si ride, sì, ma con quella risata amara, sporca e un po’ mefistofelica di chi sa che non esiste alcuna redenzione, solo lo zapping infinito. E quando Nietzsche guarda Netflix, il motto è sempre lo stesso:
“Dio è morto. Ma Netflix sta già girando un reboot.”
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